Debito pubblico Usa è un problema politico

di Gianni Puglisi Commenta

Il problema del debito pubblico statunitense, in realtà, non è finanziario, bensì economico e politico e potrebbe cambiare le sorti delle future elezioni statunitensi.

Abbiamo parlato ieri del debito pubblico USA 2011, evidenziando come gli Stati Uniti d’America siano prossimi al collasso finanziario.

RISCHIO BANCAROTTA PER GLI USA

Il 2 agosto, infatti, secondo molti analisti, il debito statunitense supererà la soglia massima dell’indebitamento che, per legge, è stata fissata a quota 14.924 miliardi di dollari causando il default e la bancarotta di una delle maggiori economie mondiali.


I problemi statunitensi, però, non sono esclusivamente di natura finanziaria. Meglio sarebbe dire, invece, che il problema dell’indebitamento è soltanto la punta di un iceberg più grande costruito in massima parte da più pressanti questioni politico-economiche.

DEBITO PUBBLICO È PROBLEMA POLITICO

La soglia massima dell’indebitamento, infatti, così come è successo ben 18 volte ai tempi di Ronald Reagan e 7 durante l’amministrazione Bush junior, potrebbe essere aumentata velocemente. Purtroppo, nonostante le pressioni di Obama in persona e di altri importanti uomini politici europei, l’accordo tra democratici e repubblicani non si è ancora trovato.

Il nodo, come anticipato, è politico e investe non soltanto il presente, e le solite scaramucce tra i due grandi partiti statunitensi che, però, appaiono di segno opposto rispetto alla consuetudine (con i rappresentati del Grand Old Party che vorrebbero un rigido rigore contabile e i rappresentati del Partito Democratico che giudicano il mancato provvedimento anti – patriottico, segnalando come i primi siano incapaci di digerire nuove tasse e come i secondi non possano poter rinunciare alla spesa pubblica) bensì anche il futuro e, in particolare, le elezioni politiche del 2012.

Questa questione, però, non è chiusa in se stessa, ma investe anche l’economia statunitense.

PROBLEMI ECONOMICI USA 2011

Il problema più grave, infatti, è quello economico, inteso dai cittadini statunitensi come riduzione della disoccupazione e aumento dei posti di lavoro, più che come sistemazione dei conti pubblici. Obama, però, è il presidente, è nonostante sia riuscito ad abbassare la disoccupazione (che a novembre del 2012 giungerà all’8,8% rispetto al precedente 9,2%) non può oggi occuparsi di codeste questioni, rassicurando gli elettori in merito alla bontà del proprio operato, anche poiché obbligato, strategicamente, dagli oppositori che governano il Congresso, deve occuparsi del banale problema dell’indebitamento.

ELEZIONI POLITICHE 2012

Così facendo, i repubblicani, hanno già cominciato la propria campagna elettorale che, per lo meno in queste prime fasi, è tutta incentrata sulle svalutazione del Partito Democratico che, nonostante abbia contribuito a far crescere il paese in tempi di crisi e a sistemare molte questioni lasciate in sospeso da Bush, non andrebbe premiato, alle prossime elezioni, poiché incapace di abbassare drasticamente il debito e di sistemare i conti pubblici.

Vedremo, fra poco più di un anno, se gli elettori statunitensi saranno capaci di individuare soltanto le (poche e banali) pecche di Barack Obama e della sua attuale amministrazione, o se saranno in grado di scoprire l’estremismo strategico repubblicano nascosto sotto la (apparentemente) virtuosa ed estenuante difesa del rigore economico e fiscale.