Riforma pensioni 2014: i nodi irrisolti dalla previdenza complementare all’opzione donna

di Redazione Commenta

La riforma delle pensioni valida per il 2014 e per il 2015 sarà il terreno di scontro della politica in questo autunno che si prevede sempre più caldo per il governo Renzi. Molti i nodi da sciogliere soprattutto dopo l’audizione in Parlamento del commissario straordinario INPS.

L’INPS ha un commissario straordinario che si chiama Tiziano Treu. Questo è stato convocato in audizione in Parlamento per parlare della situazione del sistema previdenziale ed è riuscito a fa venire fuori tutte le contraddizioni del sistema Italia e una serie di nodi ancora all’ordine del giorno.

Il primo elemento da valutare è la pensione complementare che è stata richiesta da tantissimi italiani perché consente di accumulare qualche soldo in attesa dell’assegno pensionistico, rendendo quest’ultimo più consistente. Se però le tasse sulla previdenza complementare sono in aumento dall’11,5 al 20 per cento, chi sceglie questo tipo di risparmio o investimento sul futuro, è naturalmente penalizzato.

Il secondo elemento da valutare è nell’opportunità di inserire le mini pensioni così come le ha pensate Treu. Il commissario straordinario dell’INPS ha proposto di aiutare i lavoratori che vogliono andare in pensione e per effetto della riforma Fornero non hanno più i requisiti. Per loro l’INPS potrebbe effettuare un prestito pari alla somma dei contributi ancora da versare e poi chiedere indietro questi soldi attraverso delle trattenute ad hoc sull’assegno pensionistico.

Il terzo elemento da valutare sono le opzioni donna. Per tutto il 2014 alcune lavoratrici potranno usufruire di uno scivolo andando in pensione anticipatamente. Purtroppo non si sa se ci sarà una copertura anche nel 2015 visto che Renzi non ha previsto di trattare la questione economica relativa nella legge di Stabilità. Senza l’opzione donna ci sono almeno 6000 lavoratrici che sono rimaste bloccate a lavoro.

Proprio come i Quota 96 della scuola – e arriviamo al quarto punto – che il ministro ha promesso di assorbire nell’organico ma operando un demansionamento che dovrebbe togliere loro l’onere della didattica in aula.