Affittopoli Viminale

di Gianni Puglisi Commenta

Lo scandalo affittopoli colpisce anche il Viminale e gli alloggi dedicati agli alti funzionari della Polizia di Stato residenti a Roma.

L’Italia, ormai si sa, è il Paese per eccellenza degli scandali che, di volta in volta, colpiscono eminenti uomini politici o dello spettacolo o intere categorie di privilegiati.

Quello emerso in questi giorni, però, ha dell’incredibile, arrivando a coinvolgere, addirittura, il Viminale e la Polizia di Stato che, invece e come natura vorrebbe, dovrebbero far rispettare le leggi che i summenzionati sono usi trasgredire.

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Ci stiamo riferendo, se non si fosse ancora capito, all’ennesimo scandalo affitopoli, l’ultimo di una lunga serie a coinvolgere la Nazione e che riguarderebbe, nel caso specifico, un imprecisato, ma sicuramente fraudolento, metodo di attribuzione delle abitazioni di proprietà del Viminale, basato su non specificati criteri di sicurezza, che, per ben 35 anni, sarebbero andate a funzionari in pensione, a figli di questori, a parenti di più o meno importanti dirigenti e, in definitiva, a tutta una serie di persone che non ne avrebbero avuto alcun diritto.

Moltissime di queste abitazioni, inoltre, sarebbero state ristrutturate molte volte, grazie alla compiacenza dello Stato in grado di garantire, a favore delle proprie strutture, interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria completamente gratuite, mentre altre, le poche a non venir affittate a canoni che, per la propria collocazione, definire ridicolmente irrisori sarebbe ridicolo, sarebbero state cedute a titolo gratuito.

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Ad essere imputati sono, secondo le sigle sindacali che hanno portato alla luce lo scandalo, ben 50 dei circa 230 appartamenti posseduti dal Viminale nella Capitale e che, sempre a detta delle succitate sigle, sarebbero godute, ormai da 35 anni, da persone che non ne avrebbero mai avuto alcun diritto o che, per trasferimenti o pensionamenti, quel diritto l’avrebbero perso.