Una soluzione formale per la crisi di Cipro c’è. Nella tarda serata di ieri è stato raggiunto un accordo per sbloccare una prima ondata di aiuti e per cercare di evitare il fallimento dell’isola. Un fallimento che sarebbe stato sinonimo di bancarotta per l’intero Stato e avrebbe rappresentato un precedente degno di nota: Cipro sarebbe stato il primo Stato ad uscire dall’euro. Si tratta di un accordo sanguinoso per la condizione delle finanze dell’isola e per moltissimi risparmiatori privati di Cipro, ma, a quanto pare, si è trattato comunque della soluzione meno dolorosa.

Il contenuto dell’accordo tra Cipro e la troika

Iniziamo dai fatti, quindi dal contenuto dell’accordo che ha evitato, almeno per adesso, il fallimento dello stato di Cipro e dai soggetti attivi nella negoziazione. Ovviamente, in maniera intuibile, da un lato c’era il presidente cipriota  Nicos Anastasiades e, dall’altro, i rappresentati della cosiddetta troika, vale a dire i rappresentanti di quelle banche e organizzazioni politiche che devono salvare l’isola: Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e Commissione Europea. Il contenuto dell’accordo, dal punto di vista strettamente tecnico, prescrive un piano di salvataggio per la prima banca del Paese, la Bank of Cyprus (con grosse perdite però in capo ai singoli correntisti), e un piano di chiusura controllata per la Laiki Bank, vale a dire il secondo istituto di credito nazionale. Tutto ciò mentre un altro accadimento degno di nota in ambito economico avveniva in Inghilterra laddove Londra taglia le tasse alle imprese: aliquota al 20%.

Il salvataggio delle banche

Quello firmato ieri sera è senza dubbio un accordo estremamente pesante che graverà di certo per i prossimi anni la ripresa dell’economia di stato dell’isola di Cipro (leggi anche: Nuovo record del debito pubblico italiano). Ma, a quanto pare, da un lato il presidente Anastasiades e, dall’altro, i rappresentanti della troika, sono riusciti ad evitare il collasso. Del resto tutte le dichiarazioni ufficiali rilasciate dopo il raggiungimento dell’intesa esaltano sì la rilevanza del risultato portato a casa, ma, nella maggioranza dei casi, hanno il tono dello scampato pericolo. E, notizia di certo non di secondo piano, l’intesa firmata ha messo al riparo da qualsiasi perdita i conti correnti bancari inferiori ai 100 mila euro: niente prelievo forzoso per intenderci. La prova del fuoco sulla validità dell’intesa la avremo però nei prossimi giorni quando riusciremo a valutare l’evoluzione del Piano di salvataggio sui mercati internazionali.