Studi di settore 2010 fotografano un’Italia povera

di Gianni Puglisi Commenta

La povertà dell'Italia emergerebbe dalle dichiarazioni dei redditi di tassisti, benzinai, albergatori ed orafi che percepirebbero in media solamente 12.000 euro annui.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, attualmente posto sotto l’egida del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, avrebbe in questi giorni pubblicato i risultati degli studi di settore, effettuati nel 2010 relativamente all’annualità d’imposta precedente, secondo i quali, come ulteriormente confermato dalla revisione delle dichiarazioni dei redditi riferibili al medesimo anno fiscale, l’Italia starebbe vivendo una vera e propria fase di povertà.

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Con la sola esclusione dei notai e dei farmacisti (le cui transazioni finanziarie sarebbero però, ricordiamolo, tra le più facilmente rintracciabili e che guadagnerebbero annualmente rispettivamente 280 e 107.000 euro lordi), gli appartenenti alle più svariate categorie professionali italiane se la passerebbero decisamente male, arrivando a dichiarare redditi di poco superiori a 24.000 euro lordi annui (circa 2.000 euro al mese) e lasciando intendere come i lavori precari, per lo meno dal punto di vista dei guadagni netti, siano molti di più rispetto a quanti effettivamente previsti dalla legislazione italiana.

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I lavoratori italiani più poveri, stando a quanto dichiarato da ognuno di essi a fine anno, sarebbero i tassisti, con soli 14.000 euro guadagnati in un anno (circa 1.166 euro mensili), i benzinai, con soli 17.600 euro annui (all’incirca 1.500 euro guadagnati ogni mese), gli albergatori, con poco più di 11.000 euro incassati nel giro di 12 mesi (ovverosia nemmeno 1.000 euro mensili), gli orafi, con appena 12.000 euro annui (1.000 euro tondi tondi ogni mese).