Fair play e politica

di Gianni Puglisi Commenta

Le provocazioni di Michele Ainis in merito alla condotta eticamente scorretta di molti dei politici italiani.

Il degrado della politica italiana, come dimostrato dai nostri numerosi articoli sugli sprechi delle principali istituzioni del Paese nonché sui privilegi dei politici italiani, ha ormai raggiunto livelli che definire inaccettabili sarebbe, a nostro avviso, decisamente troppo poco.

Il fair play sbandierato in campagna elettorale, qualsiasi campagna elettorale, svanisce nell’esatto momento in cui il parlamentare, da noi democraticamente eletto affinché faccia parte di quella determinata coalizione, cominci a sedere per la prima volta sul proprio scranno, divenendo immantinente mutevole e cangiante quale una banderuola scossa da forti e contrastanti venti.

LA TRUFFA DELLA RIDUZIONE DEL NUMERO DEI PARLAMENTARI

Per non parlare poi, pratiche ormai così diffuse da considerarsi anomalamente normali, della concessione di favori a questo piuttosto che a quel parente, della nomina dei propri cari a ruoli istituzionali della massima importanza, della parzialità dei giudici, dell’incompetenza dei tecnici, del salvataggio politico dei parlamentari colpevoli di un qualche reato e di molte altre consuetudini, perfettamente legali, moralmente deprecabili.

Proprio su questo concetto, sulla sottile differenza tra ciò che è giusto e ciò che è lecito, sull’eventuale possibilità che i comportamenti disdicevoli possano, in un futuro ideale e perciò utopistico, venir regolamentati da apposite normative, per lo meno a livello istituzionale, Michele Ainis avrebbe pubblicato, sulle colonne de L’Espresso di cui è un frequente opinionista/editorialista, una sorta di galateo, avente valore di legge, grazie al quale la politica potrebbe cercare di recuperare lo smalto etico perso nel corso degli anni  e delle più scabrose vicende della complicata storia della Prima e della Seconda Repubblica.

PRIVILEGI DEI CONSIGLIERI REGIONALI

Secondo questo particolare vademecun, dunque, la politica italiana potrebbe essere migliore se soltanto si sforzasse di garantire:

– l’ineleggibilità dei parlamentari passati da uno schieramento all’altro nel corso di una legislatura

– che i parenti degli eletti godano dei medesimi diritti e doveri dei comuni cittadini

– che nessun partito candidi un proprio tesserato affinché ricopra una qualsiasi carica pubblica/istituzionale

– che ogni politico debba dimettersi almeno una volta nella vita.