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Ritirate le norme anti-fannulloni?

In queste ore è scoppiato un piccolo giallo sulla sorte di una delle norme più famose degli ultimi tempi, e certamente quella maggiormente legata al nome di Renato Brunetta.

Si tratta delle nuove regole cosiddette “anti-fannulloni”, contro i quali il ministro della Funzione Pubblica ha avviato da molto tempo una crociata senza esclusione di colpi, non senza scontri con i sindacati.


Alcuni mesi fa, Brunetta aveva tradotto i suoi ammonimenti di principio in alcuni severissimi articoli di legge, in cui si stabiliva l’obbligo di reperibilità per tutta la giornata (e non più per due ore) per i dipendenti pubblici assenti dal lavoro per qualsiasi motivo, giri di vite sui certificati medici per i lavoratori che si dichiarano ammalati, incentivi e sanzioni legati alla produttività e tanti altri piccoli aggiustamenti.


Sulla reale efficacia di queste norme, tuttavia, il gruppo L’Espresso – Repubblica ha pubblicato molti dubbi: prima il settimanale ha citato, cifre alla mano, che i risultati raggiunti da Brunetta sono in realtà molto inferiori a quanto dichiarato (e sul sito istituzionale del dicastero è uscita la durissima controreplica del ministro), poi il quotidiano “La Repubblica” ha scoperto che in realtà la legge descritta è già stata cancellata, nel silenzio totale dei mass-media.

“Tanto rumore per nulla”, ha sentenziato l’opposizione.

In giornata è arrivata la replica del ministro, che ha riferito l’intenzione di migliorare il testo in alcune parti a rischio di incostituzionalità (soprattutto quelle relative alla costante reperibilità del lavoratore), ma che presto sarà varata una nuova versione aggiornata.

In attesa di scoprire le prossime mosse di questa partita a scacchi, i lavoratori del pubblico impiego attendono qualche certezza in più.