ILVA di Taranto chiusa e sotto sequestro

di Gianni Puglisi Commenta

Lo spettro è ora quello della chiusura dello stabilimento e del conseguente licenziamento o messa in cassa integrazione dei numerosissimi operai che, quotidianamente, lavorerebbero presso la ILVA di Taranto.

Alla fine, come ci si sarebbe potuti attendere, ciò che doveva accadere sarebbe davvero accaduto.

I SUICIDI DELLA CRISI ECONOMICA

Il giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco, titolare dell’inchiesta per disastro ambientale che avrebbe visto coinvolti tutti i vertici dell’ILVA di Taranto, una delle più grandi ed importanti acciaierie di tutta Europa, avrebbe deciso di porre sotto sequestro tutte le aree calde dello stabilimento pugliese nonché, in via del tutto provvisoria, di attivare tutte le possibile misure cautelari nei confronti di alcuni del moltissimi indagati.

RECORD FALLIMENTI PMI NEL 2011

Lo spettro è ora quello della chiusura dello stabilimento, così che si possa procedere alle opere di bonifica (il cui attuale costo sarebbe stato stimato in oltre 400 milioni di euro) e del conseguente licenziamento o messa in cassa integrazione dei numerosissimi operai che, quotidianamente, lavorerebbero presso la ILVA di Taranto.

POSSIBILI EFFETTI COLLATERALI DELLA CRISI ECONOMICA

Operai che, dopo lo sciopero preventivo di ieri e sostenuti da tutti i più importanti sindacati di categoria, ovverosia FIOM, FIM e UILM, avrebbero in questo ore abbandonato l’azienda per marciare, compatti ed allo scopo di bloccarle completamente, in direzione della strada statale 106 e della strada statale Appia.

La situazione, dunque, resta molto tesa e, se da una parte gli operati sono sul piede di guerra ed i magistrati tenuti sotto stretta sorveglianza, dall’altra il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini promette che lo stabilimento di Taranto dell’ILVA non chiuderà poiché, prima di procedere in questo senso, bisognerebbe attualizzare le condizioni della fabbrica che, rispetto a 15 anni fa, appiano migliorate ed in continuo miglioramento.