Il Ministro Profumo vuole rivedere le ore di religione e geografia

di Gianni Puglisi Commenta

Cambiano i tempi e, dunque, non solamente le tecnologie bensì anche, e soprattutto, le prospettive dell'insegnamento che, naturalmente, giorno dopo giorno avrebbe la necessità, nonché l'incredibile opportunità, di confrontarsi, attivamente e proficuamente, con nuovi ed interessanti paradigmi.

Cambiano i tempi e, dunque, non solamente le tecnologie bensì anche, e soprattutto, le prospettive dell’insegnamento che, naturalmente, giorno dopo giorno avrebbe la necessità, nonché l’incredibile opportunità, di confrontarsi, attivamente e proficuamente, con nuovi ed interessanti paradigmi.

DIMENSIONAMENTO SCUOLA PUBBLICA ENTRO GENNAIO 2012

Lo conferma e, se ce ne fosse ancora bisogno, lo dimostra una volta di più, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo che dopo aver promesso, come da noi riportato in una nostro recente articolo, di dotare ogni classe di ogni scuola secondaria di primo e secondo grado di un computer desktop di ultima generazione, non solamente procederà all’assunzione di 24.000 nuovi docenti, la metà dei quali verrà scelta grazie al primo concorso nella scuola pubblica da 10 anni a questa parte, bensì anche, e soprattutto, provvederà alla revisione dei programmi scolastici grazie alla seria ed approfondita valutazione delle attuali ore di religione e di geografia.

LA SCUOLA RIPARTE SENZA SOLDI

Il Ministro Profumo, intervenendo a margine della conferenza stampa di apertura al pubblico della Biblioteca del MIUR, avrebbe infatti dichiarato che: “il nostro Paese è sempre più multietnico, e nelle nostre scuole ci sono studenti che provengono da culture, religioni e paesi diversi. Bisogna perciò cambiare modo di fare scuola. C’è dunque la necessità di una revisione dei programmi, non solo di religione, ma anche di geografia, in questo senso, in questa direzione. Ieri ero in una scuola con il 50% di studenti stranieri e ho chiesto ai ragazzi come studiassero geografia. Non dai libri, mi hanno risposto, ma dai nostri compagni che ci raccontano le loro città e i loro costumi”.

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