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De Magistris condannato nel processo Why Not, sospeso da sindaco

Il processo Why Not è arrivato alla conclusione e a farne le spese sembra essere Luigi De Magistris che con la condanna definitiva rimediata nel processo in questione e per l’applicazione della Legge Severino, è sospeso dalla carica di sindaco di Napoli. L’inchiesta Why Not prende il nome da un’azienda di outsourcing di Lamezia Terme, specializzata nella fornitura di lavoratori del settore informatico. Qualche anno fa, una dei soci di Why Not fece delle rivelazioni che avviarono l’inchiesta su un ipotetico gruppo massonico conosciuto nel settore come La Loggia di San Marino.

Dopo la prima parte dell’inchiesta finirono sul registro degli indagati ben 19 persone accusate di associazione per delinquere, truffa, corruzione e violazione della legge Anselmi che punisce le associazioni segrete. Finirono nella black list della magistratura anche Clemente Mastella e Romano Prodi le cui posizioni furono successivamente archiviate.

Nell’ambito di questa inchiesta sono stati accusati anche di aver acquisito in modo illegittimo i tabulati telefonici di alcuni parlamentari, sia Gioacchino Genchi, sia Luigi De Magistris. Il sindaco di Napoli ha definito l’inchiesta infondata ma i giudici hanno avuto un parere diverso e il 25 settembre 2014 l’hanno condannato ad un anno e tre mesi per abuso d’ufficio non patrimoniale.

In base alla legge Severino, adesso, il sindaco di Napoli deve rassegnare le dimissioni, o comunque, tramite disposizione del ministro dell’interno, è sospeso dalla carica amministrativa. Gioacchino Genchi accusato insieme a lui, è un consulente informatico che avrebbe materialmente dato seguito alle richieste dell’ex magistrato.

La sentenza prevede la sanzione accessoria di interdizione dai pubblici uffici per un anno e la pena diventa esecutiva soltanto con la sentenza definitiva. Non si aspetta, invece, per applicare la legge Severino che diventa subito attiva. De Magistris, che quando fu interrogato citò anche Napolitano, intercettò Prodi, Rutelli, Antonio Gentile, Mastella, Pittelli, Marco Minniti e Sandro Gozzi perchè i loro numeri comparivano nell’agenda di Antonio Saladino, un imprenditore al centro di un’inchiesta che De Magistris stava conducendo.