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D’Alema accetta il ricambio generazionale al vertice del Pd

Dopo l’elezione con percentuale alta al primo turno di Matteo Renzi alla segreteria del Pd, interviene Massimo D’Alema, il “nemico” del nuovo segretario. Un D’Alema che, almeno a parole, ha mostrato di accettare la vittoria di Renzi e di non avere voglia di contrastare la nuova impostazione della segreteria. Dichiarazioni che stridono con l’immagine, spesso creata dai giornali, di un D’Alema rancoroso e potente dietro le quinte del Pd.
D’Alema all’Ansa ha affermato: “La battaglia politica si fa quando c’è il congresso. Ognuno è libero di esprimere la sua opinione ma non io non parteciperò ad una dialettica legittima che ora ha altri protagonisti di un’altra generazione”. Un D’Alema che sembra quindi accettare il cambio generazionale di un partito in cui lui sta ai vertici da circa trent’anni e che ha voluto sottolineare di non essere interessato a fare il capo della minoranza.
D’Alema riprende anche le critiche di chi lo accusava di essere dalla parte di Cuperlo per difendere il cosiddetto apparato: “Non ho il compito di dare direttive a Cuperlo. Ho fatto una battaglia congressuale a suo sostegno perché lo ritenevo il migliore candidato possibile, prendo atto del risultato. Ma non ho intenzione di animare correnti”.
Il presidente della Fondazione Italianieuropei ha anche affermato che si occupa di altro e che i protagonisti del partito ora sono personaggi diversi, che tutto questo è giusto e che a loro competeno ora le responsabilità.
D’Alema ha anche smentito di essere stato lui la causa della rinuncia di Cuperlo ad entrare nella segreteria con tre suoi uomini. Rinuncia anche al ruolo di presidente del Pd, scelta giustificata con la conferma di non essere alla ricerca di ruoli a titolo personale.