Il presidente del Consiglio del governo di unità nazionale Enrico Letta ha ricevuto oggi in mattinata il presidente della commissione Ue Barroso. Lo ha ricevuto oggi con un tempismo non di certo casuale in quanto sono questi i giorni decisivi per la discussione l’approvazione in via definitiva del cosiddetto decreto del fare che sta facendo parlare sempre di più di sé. A conti fatti si tratta di un decreto abbastanza ampio dal punto di vista dei contenuti e che prova a rispondere a due obiettivi di fondo, vale a dire il rilancio dell’economia nazionali del nostro Paese in tempi quanto più brevi possibili e l’ottemperanza agli obblighi comunitari.

La settimana del fare

Quella che si avvia alla conclusione è stata di fatto una settimana in cui si è parlato su più fronti della situazione economica del nostro Paese in seno all’Unione Europea. Dal punto di vista del decreto del fare che tra i suoi punti fondamentali contiene anche il rispetto dei dettami sanciti al livello comunitario, come anche dal punto di vista delle raccomandazione di Draghi fatte pervenire in via ufficiale attraverso il bollettino mensile della Banca Centrale Europea che ha offerto un quadro in chiaroscuro della situazione economica del nostro Paese con qualche lato positivo e tanti altri indici preoccupanti (leggi anche: Il bollettino BCE sull’Italia).

Le richieste e le promesse di Letta

Le dichiarazioni classiche rese da Letta e da Barroso ai cronisti dopo la fine dell’incontro sono quelle classiche in cui alle strette di mano di rito a favore dei fotografi corrispondono sorrisi e intese su tutti o quasi i punti all’ordine del giorno. In effetti il presidente del Consiglio ci ha tenuto a ribadire che uno degli impegni cui il nostro Paese mai si sottrarrà sarà il mantenimento del vincolo di bilancio nei canoni, vale a dire il rapporto deficit-pil al di sotto del 3 per cento. E, inoltre, in maniera intuibile, Letta ha anche sottolineato che servono fondi nazionali e soprattutto comunitari per combattere il dramma della disoccupazione e soprattutto della disoccupazione giovanile (leggi anche: Il decreto del fare).