La riforma del mercato del lavoro secondo l’ANCL

di Gianni Puglisi Commenta

Un lavoro, secondo gli esperti dell'Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro, che ancora oggi stenta a decollare proprio a causa delle particolarità e delle caratteristiche insite nella riforma del mercato del lavoro che, come anticipato in apertura, potrebbe essere addirittura incostituzionale.

La riforma del mercato del lavoro? Eccessivamente complessa, sostanzialmente inutile e, forse, addirittura incostituzionale.

RIFORMA DEL LAVORO SFATA IL MITO DELL’ARTICOLO 18

Ad esprimere un giudizio così perentorio nei confronti dell’operato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che a quasi tre mesi di distanza dalla propria definitiva approvazione non avrebbe prodotto né gli effetti desiderati né alcun altro risultato degno di nota (come verificato da Il Sole 24 Ore nel corso del recente convegno Tuttolavoro), l’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro che, dopo i colleghi della Fondazione Studi del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, le cui ricerche e conclusioni avremmo già abbondantemente ed accuratamente analizzato, e dell’Associazione Italiana dei Direttori del Personale, avrebbe deciso di fare il proprio punto della situazione sulla condizione del lavoro in Italia.

RIFORMA DEL WELFARE 2012

Un lavoro, secondo gli esperti dell’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro, che ancora oggi stenta a decollare proprio a causa delle particolarità e delle caratteristiche insite nella riforma del mercato del lavoro che, come anticipato in apertura, potrebbe essere addirittura incostituzionale.

RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO

Dubbi di costituzionalità, in particolar modo, li avrebbe fatti sollevare la norma, contenuta nel definitivo testo di legge, relativa all’obbligo, da parte del datore di lavoro, di definire un vero e proprio progetto (nel caso, ovviamente, di contratti di collaborazione a progetto) pena la nullità del contratto stesso che, immediatamente ed automaticamente, verrebbe trasformato in un vero e proprio contratto di subordinazione.

Al di là di questi, legittimi, dubbi l’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro avrebbe altresì contestato la complessità di una riforma che non istituisce alcun tipo di tracciabilità delle comunicazioni via SMS (ci stiamo riferendo, com’è evidente, all’obbligo di comunicazione per tutti i contratti di lavoro a chiamata) né, tanto meno, definisce con chiarezza il limite delle associazioni in partecipazione che, stando a quanto traspare dal testo della riforma del mercato del lavoro, potrebbe essere relativo sia all’intera attività aziendale che alla singola unità produttiva.

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