La Nestlè offre il lavoro dei padri ai figli

di Gianni Puglisi Commenta

Naturalmente, come si potrebbe facilmente intuire, entrambe le generazioni subirebbero una riduzione dello stipendio che, per entrambi i dipendenti coinvolti, equivarrebbe al 75% dello stipendio pieno.

E’, per lo meno a nostro personalissimo avviso, davvero molto interessante la proposta, osteggiata duramente dai sindacati che, proprio per questo motivo, avrebbero per la giornata di domani indetto il blocco totale della produzione, che la Nestlè, non solamente in riferimento alla Perugina bensì anche agli oltre 5.600 dipendenti regolarmente assunti, a tempo pieno ed indeterminato, in tutta Italia.

I SUICIDI DELLA CRISI ECONOMICA

La soluzione, che giudichiamo scandalosa per intelligenza e lungimiranza, consisterebbe, in maniera molto semplice ed intuitiva, nel proporre a tutti i dipendenti padri assunti a tempo pieno ed indeterminato la riduzione dell’orario di lavoro, che passerebbe da 40 a 30 ore settimanali, allo scopo di assumere, grazie alle risorse in questo modo risparmiate, i figli degli stessi che, naturalmente, godrebbero dell’incredibile opportunità di sottoscrivere, già a partire da settembre 2012, un contratto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato.

RECORD FALLIMENTI PMI NEL 2011

Naturalmente, come si potrebbe facilmente intuire, entrambe le generazioni subirebbero una riduzione dello stipendio che, per entrambi i dipendenti coinvolti, equivarrebbe al 75% dello stipendio pieno.

POSSIBILI EFFETTI COLLATERALI DELLA CRISI ECONOMICA

La questione, a questo punto, diventa molto chiara e semplice e già divide coloro i quali credono che la proposta della Nestlè contribuirà ad aumentare la povertà e la precarietà delle famiglie italiane e coloro i quali credono, invece, che la proposta della Nestlè contribuirà a creare posti di lavoro e a far convivere, nella stessa azienda, generazioni divenute incompatibili, letteralmente incompatibili, a causa delle novità introdotte dal Governo Monti sia in relazione alle pensioni che al mercato del lavoro.