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Espulsione clandestini anche con figli minori a scuola

La Cassazione con sentenza numero 5856 ha stabilito che i figli minorenni che frequentano la scuola in Italia non possono salvare il genitore clandestino dall’espulsione dal nostro paese.

Con queste sentenza viene fatta una decisa inversione di tendenza in tema di diritto al ricongiungimento per gli stranieri.

Secondo la Cassazione non rientra tra le situazioni particolari che possono bloccare l’espulsione del clandestino, il diritto dei bambini a ultimare gli studi in Italia.

Pedinamento Gps e lettura tabulati senza ok del giudice

Arriva dalla Corte di Cassazione un’importante sentenza per quanto riguarda i pedinamenti satellitari con l’utilizzo della tecnologia Gps e la lettura dei tabulati telefonici.

La sentenza 9667 della Cassazione, stabilisce che una persona sottoposta a indagini può essere controllata e seguita con il sistema di rilevamento satellitare senza che sia necessaria un’autorizzazione preventiva del giudice.

Può anche non esserci il via del Pm per l’acquisizione dei tabulati e procedere dunque all’utilizzazione dei tracciati, sempre grazie alla “limitata intrusione”.

Sms telefono aziendale portano al licenziamento

Utilizzare il telefono aziendale per motivi personali può portare al licenziamento. E’ quello che ora sa bene un ormai ex dipendente Telecom, che è stato licenziato per giusta causa per aver inviato qualcosa come 50.000 sms con il telefono in teoria adibito ad uso solo lavorativo.

La Corte di Cassazione ha approvato il licenziamento con la sentenza n. 5546 della Sezione lavoro e ha sancito la legittimità del comportamento di Telecom che aveva considerato giusta causa l’invio di circa 50.000 sms con un danno calcolato in circa 6mila euro.

Uso del cellulare in auto sempre vietato

Arriva dalla Corte di Cassazione, in seguito ad un ricorso presso il Giudice di Pace, un’importante precisazione sulla legge del Codice della Strada che vieta l’utilizzo del telefono cellulare.

Come ribadito dalla Cassazione l’uso del cellulare è SEMPRE vietato in auto, come disposto dall’articolo 173 del Codice della Strada, comma 2, il quale dice che “È vietato al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici …

Il giudice non può sindacare il metodo di rilevamento delle infrazioni

La sentenza n. 21878 della Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice di merito non può sindacare i metodi utilizzati dagli agenti accertatori per rilevare le infrazioni.

In particolare il giudice di merito non può censurare l’organizzazione del servizio di vigilanza e nemmeno può sindacare il metodo di rilevamento della pubblica amministrazione in merito delle infrazioni.

Il caso concreto riguardava un Giudice di Pace che aveva annullato un verbale di infrazione in quanto gli agenti avrebbero potuto fermare immediatamente il trasgressore, secondo il suo punto di vista.

Multe eccesso velocità rilevate da soggetti privati annullabili

L’Ordinanza 28 gennaio 2010, n. 1955, della Corte di Cassazione, stabilisce che l’accertamento delle violazioni alle norme del Codice della Strada sui limiti di velocità non può essere affidato interamente a soggetti privati.

Perciò sono tutte annullabili le multe per eccesso di velocità accertate interamente da soggetti privati.

La Cassazione ha confermato che le rilevazioni dei limiti di velocità coi cosiddetti autovelox non possono essere eseguite dalla società produttrice ed installatrice del dispositivo.

Risarcimento se vacanza non corrisponde al depliant

La Cassazione, terza sezione civile, 5189/2010, ha stabilito che i vacanzieri hanno diritto ad essere rimborsati nel caso in cui, il depliant del tour operator rappresenti il club vacanze come un sogno, proponendo foto meravigliose e quant’altro, che in realtà non corrisponde ai fatti.

In pratica chi acquista un viaggio da un tour operator ha tutti i diritti di trovarsi di fronte a quanto promesso in sede di acquisto e con quanto illustrato sul depliant.

Motivazioni condanna dirigenti Google

Settimana scorsa ha fatto molto scalpore la sentenza del Tribunale di Milano che ha condannato tre dirigenti Google per il caso della pubblicazione del video di un ragazzo down picchiato ed insultato dai compagni di classe, qualche anno fa.

Ora sono arrivate le prime motivazioni della Procura di Milano, la quale sostiene il proprio operato contro BigG.

La tesi accusatoria si basa sull’articolo 41 della Costituzione Italiana, il quale prevede che la libertà di iniziativa economica deve trovare un contemperamento nel rispetto dei diritti fondamentali della persona.

RapidShare condannato dalla Corte Distrettuale di Amburgo

Dopo la vicenda Google che ha fatto molto discutere in Italia, è il turno di RapidShare in Germania. Il sito di hosting files è stato condannato dalla Corte Distrettuale di Amburgo, la quale ha ordinato un’ingiunzione preliminare.

RapidShare è un sito cyberlocker con base in Svizzera, che permette agli utenti di scambiarsi file mettendoli sui server del sito.

Illegittimo controllare PC dipendenti tramite software

Il problema dell’accesso a Internet da parte dei dipendenti di un’azienda è sempre uno dei principali, soprattutto negli ultimi anni dove ormai la banda larga è diventata uno standard.

Una sentenza della Cassazione però, la numero 4375, ha stabilito che è vietato installare programmi di controllo sui computer dei dipendenti, per controllare cosa fanno durante l’orario di lavoro su Internet.

La Suprema Corte ha dovuto pronunciarsi su un caso di una società che aveva licenziato addirittura 2 volte una dipendente per aver usato internet per scopi personali.

Google serio pericolo per il web in Italia

Sta facendo il giro del mondo la condanna dei dirigenti di Google, accusati dal Tribunale di Milano per la pubblicazione su YouTube del famoso e triste video in cui alcuni ragazzi di una scuola torinese picchiavano ed insultavano un ragazzo down.

Come scritto sul blog ufficiale di BigG, questa sentenza rappresenta un grosso pericolo per il web in Italia (Serious threat to the web in Italy), in quanto non viene rispettata la normativa europea, la quale stabilisce che i siti di hosting come Google Video ed YouTube non possono essere in alcun modo ritenuti penalmente responsabili per i contenuti messi online dagli utenti.

Dirigenti Google condannati per pubblicazione video down

Arriva dal Tribunale di Milano una sentenza molto attesa in tutto il mondo perché potrebbe rappresentare realmente un importantissimo precedente in questo campo.

Il Tribunale lombardo ha condannato tre dirigenti di Google accusati di diffamazione e violazione della privacy per non avere impedito nel 2006 la pubblicazione su Google video di un filmato in cui veniva insultato e picchiato un ragazzo down.

Come ricorderete il video fece molto scalpore, fu girato da quattro studenti nell’istituto tecnico Steiner di Torino e ci vollero quasi due mesi perché venne rimosso dalla rete.