Severino propone i carcerati per la ricostruzione in Emilia

di Gianni Puglisi Commenta

L'idea, ne siano sicuri, ha tutti i prerequisiti per essere una di quelle destinata a far moltissimo discutere l'opinione pubblica tutta sia sui social network, che sui giornali che, naturalmente, in piazza.

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Questa la forza lavoro che, secondo il ministro della Giustizia Paola Severino, dovrebbe contribuire alla ricostruzione delle case, dei palazzi, dei capannoni e delle fabbriche distrutte, se non addirittura completamente rase al suolo, dall’imponente sciame sismico che, a partire da domenica 20 maggio 2012, avrebbe devastato, con scosse di intensità anche superiori ai 5 gradi della scala Richter, l’intera Emilia-Romagna e, in particolare, il modenese.

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L’idea, ne siano sicuri, ha tutti i prerequisiti per essere una di quelle destinata a far moltissimo discutere l’opinione pubblica tutta sia sui social network, che sui giornali che, naturalmente, in piazza.

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Così, se da una parte c’è chi, come Roberto Calderoli, sostiene che sarebbe meglio interrompere le missioni di pace all’estero, così da avere più militari a disposizione in Emilia-Romagna, piuttosto che vedere liberare i carcerati e dall’altra c’è chi non vede l’ora di svuotare le celle di mezza Italia, noi stiamo nel mezzo sostenendo che ogni ipotesi dovrebbe venir accuratamente soppesata prima di venir anche solamente, appunto, ipotizzata e pubblicamente divulgata.

Al ministro Severino diciamo che l’idea ci sembra davvero molto buona ma che, in considerazione di una disoccupazione giovanile ormai prossima al 40% ed una disoccupazione nazionale ormai superiore al 10%, forse sarebbe meglio creare per questa imponentissima massa di persone e cittadini italiani nuovi e più sicuri posti di lavoro nei moltissimi settori che necessiteranno di venir completamente ricostruiti prima di prendere in considerazione la possibilità di chiedere aiuto ai carcerati italiani.