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Costo della manovra finanziaria

La manovra finanziaria 2011, il decreto legge 13 agosto 2011 n° 188, è stato approvato ieri dal Senato della Repubblica con voto di fiducia così come stabilito dal Consiglio dei Ministri di mercoledì pomeriggio.

Oggi, invece, il Parlamento si è riunito per discutere in merito ad alcune questioni che sarebbero stata lasciate volutamente fuori dalla manovra affinché costituiscano il nucleo di ulteriori riforme strutturali. Stiamo parlando, ovviamente, delle leggi costituzionali sull’abolizione, completa, delle province (le cui competenze passerebbero alle regioni) e sul dimezzamento del numero di deputati e senatori.

Come che sia, comunque, la manovra finanziaria costa (e costerà ancora di più una volta entrata a regime) e peserà, indistintamente, su ogni famiglia italiana. Dell’argomento, come ricorderete, avevamo già parlato qualche tempo fa, ribadendo come la manovra fosse una stangata da 1.500 euro a famiglia.

Oggi, invece, vediamo punto per punto quali capitoli di spesa aumenteranno più degli altri, perché subiranno questa crescita e quali dovrebbero essere le misure più efficaci per affrontare il peso della manovra.

Testo del decreto legge 13 agosto 2011 n° 138 ed emendamento al disegno di legge di conversione

La tanto discussa e bistrattata manovra finanziaria 2011 avrebbe completato, finalmente, la prima parte del proprio iter legislativo essendo stata approvata, con voto di fiducia, dal Senato della Repubblica in data 7 settembre 2011.

La decisione di porre la fiducia sulla questione delle modifiche alla manovra finanziaria 2011 si è resa necessaria, secondo i portavoce della maggioranza, poiché ieri pomeriggio (6 settembre 2011) il Consiglio dei Ministri al completo avrebbe approvato, in tutta fretta e a discussione cominciata, un maxi-emendamento che avrebbe, ancora una volta, sconvolto il testo della finanziaria 2011-2014.

Per cercare di fare chiarezza noi di Politikos pubblichiamo, dopo il salto, sia il testo del decreto legge originario, così come promulgato in data 13 agosto 2011, sia l’emendamento al disegno di legge di conversione approvato nel tardo pomeriggio di ieri.

Silvio Berlusconi dichiara che la manovra è un pasticcio

Meno di 96 ore. Tanto è bastato, al Premier Silvio Berlusconi, per screditare la manovra finanziaria 2011 approvata lunedì scorso. Il nuovo testo della finanziaria 2011-2014, sebbene sia stato riscritto proprio grazie al suo lavoro (i contributi più importanti del premier sono la cancellazione, tramite apposita riforma costituzionale, delle province e della metà dei Parlamentari e l’abolizione della super-IRPEF sui detentori di patrimoni eccedenti i 90.000 euro), a causa delle modifiche occorse in questi ultimissimi giorni, non piacerebbe più al Premier che vorrebbe lavarsene le mani demandando la soluzione del pasticcio a Giulio Tremonti (che avrebbe disertato il CdM previsto per oggi pur di lavorare ai cambiamenti voluti da Berlusconi), Roberto Calderoli e Maurizio Sacconi.

Modifiche alla manovra finanziaria del 2011

L’intervento in Parlamento di Giulio Tremonti è stato definito da Umberto Bossi fumoso. Ed effettivamente non possiamo dargli che ragione.

Tremonti, infatti, per paura che il suo discorso influisse sull’andamento dei mercati, è stato quanto mai vago, impreciso, sfuggente.

Qualcosina, però, si è comunque riusciti a capire, e ipotizzare come verrà modificata la manovra finanziaria 2011 non è impossibile.

A grandi linee, infatti, il ministro del Tesoro ha lasciato intuire che quanto sarà fatto per far rientrare il debito pubblico italiano del 2011 sarà in linea con le indicazioni fornite dalla BCE (Banca Centrale Europea) cosa che, all’opposizione, non è andata giù.

LE REAZIONI DELL’OPPOSIZIONE.

Debito pubblico italiano 2011

La situazione economico-finanziaria italiana, complice la crisi che ormai da diversi anni grava sulle principali nazioni occidentali, non accennando ad allentare la propria morsa e costringendo alcune di esse (vedi Irlanda, Grecia e Portogallo) a ricorrere incessantemente ai finanziamenti europei pur di non collassare, è decisamente preoccupante.