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Il discorso di Letta

Il presidente del Consiglio onorevole Enrico Letta ha incassato la fiducia alla Camera dei Deputati nel pomeriggio di lunedì. Un lungo discorso programmatico e poi la votazione con un risultato netto, come del resto era prevedibile. I numeri parlano di 453 voti a favore, 153 contrarti e solo 17 astensioni (leggi: La fiducia a Letta). Le tappe per rendere effettivo al cento per cento il nuovo esecutivo si stanno ormai esaurendo: sabato lo scioglimento della riserva, l’accettazione dell’incarico e la lista dei ministri, domenica il giuramento e le primissime operazioni nella prima riunione della Presidenza del Consiglio e ieri la fiducia alla Camera. Oggi al Senato.

La fiducia a Letta

Possiamo dire che il peggio è passato. O, anche, allo stesso modo, che il più è fatto. Possiamo in effetti dire che il governo caratterizzato dalla più lunga gestazione dell’ambito della nostra storia repubblicana ha di fatto visto la luce nel corso dello scorso fine settimana. Le ultimissime fasi si sono svolte tutte tra sabato pomeriggio e ieri mattina: prima il nuovo Presidente del Consiglio Enrico Letta ha avuto un ultimo colloquio chiarificatore con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, poi ha comunicato la lista dei ministri (leggi: Tutti i ministri del nuovo governo Letta) e ieri mattina il giuramento.

Le consultazioni di Letta

Nella giornata di ieri l’onorevole Enrico Letta ha ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo dalle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E ha ricevuto l’onere di stringere i tempi sia a parole che nei fatti: del resto Napolitano stesso ha dato l’esempio rendendo il suo secondo giro di consultazioni assai più rapido di quello di qualche settimana fa che lo portò a conferire un incarico esplorativo all’allora leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani. Questa volta, invece, il rapido giro di consultazioni di Napolitano potrebbe portare alla formazione del governo entro il prossimo fine settimana.

Berlusconi non ha più la maggioranza e sale al Quirinale

Passa alla Camera, dopo avere già ottenuto l’approvazione del Senato, il Rendiconto Generale dello Stato, ma il Governo raccoglie solo 308 voti a favore, che in realtà salgono a 309 dal momento che un deputato deputato della maggioranza si era allontanato dall’aula e non ha potuto votare “sì” come era nelle sue intenzioni.
Tutti i gruppi dell’opposizione si sono astenuti, e alla fine della votazione il totale degli astenuti arrivava a 321. A questo punto il Governo non ha più la maggioranza assoluta alla Camera.

Domani il voto sul Rendiconto Generale dello Stato

Il primo scoglio che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e l’Esecutivo in carica dovranno superare è l’approvazione in aula del Rendiconto Generale dello Stato, peraltro già bocciato lo scorso mese di ottobre.
Ma di cosa si tratta esattamente?
Il Rendiconto generale dello Stato, così come viene disciplinato in particolare dal titolo IV del Dl.g 279 del 1997,espone le risultanze delle entrate e delle spese nel conto del bilancio e, nel conto del patrimonio, le attività e le passività finanziarie e patrimoniali, nonché la dimostrazione dei punti di concordanza tra la contabilità del bilancio e quella patrimoniale.

Berlusconi non si dimette

E’ il tormentone di questi giorni:“si dimette?”, “non si dimette!”,”ha i numeri?”, “perde i pezzi!”.
Le voci si rincorrono e proprio quando sembra cosa fatta arriva la smentita, intanto la corsa a scommettere su quanto tempo ancora reggerà l’Esecutivo non si arresta. Dal canto suo il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sembra davvero deciso ad andare fino in fondo. Infatti nonostante anche i suoi più stretti collaboratori abbiamo ormai la percezione netta dell’assoluta debolezza della maggioranza, ammesso che questa ancora ci sia, quello che è certo è che non arriverà nessun “passo indietro”

Decreto Omnibus approvato, vanificato referendum sul nucleare

Il ministro dei rapporti con il Parlamento, Elio Vito, aveva giustificato la scelta del Governo di porre il voto di fiducia sul decreto Omnibus, ai tempi di scadenza ristretti, mentre l’Opposizione parlava di scippo della democrazia, un modo per togliere ai cittadini il diritto, sancito nella costituzione, di esprimersi sull’abrogazione della legge sul nucleare che prevede la localizzazione di siti atti alla costruzione di centrali atomiche di ultima generazione.
Il Parlamento oggi, però, ha posto la fiducia sul decreto che, appunto comprende la moratoria sulle centrali da costruire ex novo in Italia e questo fa si che agli elettori venga impedito di attuare il proprio diritto di scelta.
D’altronde il nostro presidente del Consiglio lo aveva detto: il disastro di Fukushima avrebbe influenzato il giudizio degli italiani e si sarebbe raggiunto il quorum, che avrebbe così annullato la legge ad personam sul legittimo impedimento, che avrebbe permesso a Berlusconi di farla franca ancora una volta.