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Decreto Omnibus approvato, vanificato referendum sul nucleare

Il ministro dei rapporti con il Parlamento, Elio Vito, aveva giustificato la scelta del Governo di porre il voto di fiducia sul decreto Omnibus, ai tempi di scadenza ristretti, mentre l’Opposizione parlava di scippo della democrazia, un modo per togliere ai cittadini il diritto, sancito nella costituzione, di esprimersi sull’abrogazione della legge sul nucleare che prevede la localizzazione di siti atti alla costruzione di centrali atomiche di ultima generazione.
Il Parlamento oggi, però, ha posto la fiducia sul decreto che, appunto comprende la moratoria sulle centrali da costruire ex novo in Italia e questo fa si che agli elettori venga impedito di attuare il proprio diritto di scelta.
D’altronde il nostro presidente del Consiglio lo aveva detto: il disastro di Fukushima avrebbe influenzato il giudizio degli italiani e si sarebbe raggiunto il quorum, che avrebbe così annullato la legge ad personam sul legittimo impedimento, che avrebbe permesso a Berlusconi di farla franca ancora una volta.

Energie rinnovabili per tutto il pianeta entro il 2050 a discapito del nucleare

Doveroso è parlare di uno studio che è stato effettuato dall’Intergovernmental panel on Climate Change (Ipcc), firmato da 120 ricercatori, che ha messo a confronto 164 scenari sulle energie pulite per dimostrare che, entro il 2050 sarà possibile coprire il fabbisogno elettrico di tutto il pianeta, soltanto grazie all’impiego di energie rinnovabili.
A fronte del disastro di Fukushima avvenuto lo scorso 11 marzo e, a meno di un mese dal referendum del 12 e 13 giugno, in cui si deciderà se abrogare la legge sull’introduzione del nucleare, la privatizzazione dell’acqua e sul legittimo impedimento, questo studio dovrebbe far riflettere su quello che potrebbe essere il futuro del nostro pianeta e dei nostri figli.

Modalità voto referendum 2011

I prossimi 12 e 13 giugno avranno luogo i referendum abrogativi sui quali i cittadini italiani dovranno pronunciarsi riguardo quattro temi fondamentali.
Le questioni da decidere sono:
1) la modalità di affidamento e di gestione dei servizi pubblici che abbiano una rilevanza economica
2) la determinazione di una tariffa relativa al servizio idrico integrato che sia correlato alla remunerazione del capitale investito.
3) la costruzione di siti atti alla produzione di energia nucleare
4) l’abrogazione di norme della legge del 7 aprile 2010, n.51, in materia di legittimo impedimento del presidente del Consiglio.
Allora, la prima domanda è: cosa vuol dire questa lista di cose?

Centrali nucleari sul confine non si possono far chiudere

Arriva dalla Corte di giustizia europea un’importante sentenza per quanto riguarda le centrali nucleari sul confine tra due paesi. Quello che emerge da questa sentenza è che un Paese può essere denuclearizzato ma potrà sempre avere a 20 chilometri dal confine un’altra centrale nucleare, in sostanza è stato deciso che non può essere fatta chiudere una centrale nucleare di un altro paese sul confine.

Ovviamente però viene stabilito che tale impianto deve sottostare alle severe regole stabilite dal Trattato Ceea (Comunità europea dell’energia atomica).

Energia Nucleare in Italia

Gli italiani, tramite un referendum, avevano detto no alla proliferazione nucleare, ma con la crisi del settore energetico, il prezzo altalenante del petrolio e del gas naturale ha portato il governo a varare un provvedimento che porti l’Italia alla creazione di nuove e innovative centrali nucleari con lo scopo di fornire energia pulita anche se le ancora non è possibile smaltire le scorie radioattive in maniera sicura al 100%.

Verrà istituito un’agenzia per la sicurezza del nucleare con un presidente e 4 direttori tutti nominati dal presidente della Repubblica su esplicita richiesta da parte del presidente del consiglio dei ministri.

Via libera alle centrali nucleari in Italia

Solo ieri avevamo parlato di una intervista al quotidiano francese Le Figaro nel quale il premieri italiano Silvio Berlusconi elogiava i successi del proprio governo al fine di riaprire molti cantieri chiusi dalla sinistra che potrebbero aumentare le rese del nostro sistema dei trasporti verso il resto d’Europa tra cui anche la linea Torino-Lione per la quale Berlusconi ha ribadito un secco si al piano di attuazione.

Crisi del gas e le rassicurazioni del Governo

La difficile situazione dei rifornimenti di gas verso l’Europa occidentale, che vede contrapposti le società fornitrici di gas di Russia e Ucraina (spalleggiate dai rispettivi governi) esattamente come negli anni passati, gela – non solo metaforicamente – le aspettative dei cittadini europei.

Le forniture di gas naturale provenienti dalla Siberia assumono un ruolo basilare nei sistemi di riscaldamento di mezza Europa, e la chiusura improvvisa dei gasdotti che ci collegano con l’Est può portare a conseguenze drammatiche, anche e soprattutto per il nostro Paese.

Il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola prova a smorzare i toni. Secondo Scajola, infatti, l’Italia è meglio attrezzata del passato per fronteggiare crisi energetiche di questa portata, e in particolare il nostro Paese detiene scorte strategiche per circa due mesi di autosufficienza, adeguate per superare la fase più critica dei mesi invernali.

Pacchetto-clima: la posizione del Governo italiano (2)

Accanto a tutti i temi sollevati, già espressi da tempo, il nostro capo del Governo Silvio Berlusconi ha messo in luce al recente Consiglio europeo altri due fattori nuovi, che hanno rafforzato ulteriormente la sua complessiva contrarietà al pacchetto-clima, almeno per così come oggi è formulato.

Innanzitutto, Berlusconi pone l’accento sulla gravissima e duratura crisi finanziaria dall’entità ancora incalcolabile, che già dì per sé mette in pesante difficoltà qualunque impresa, rendendola dunque ancora più impreparata a sopportare gli oneri legati alle misure contro l’emergenza climatica.

Pacchetto-clima: la posizione del Governo italiano

Le prime perplessità erano state espresse da tempo, ma è in occasione del recente Consiglio Europeo di Parigi che il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha indicato con tutta evidenza la sua contrarietà a diversi punti del pacchetto-clima approntato in sede comunitaria, invocando fra l’altro una discontinuità rispetto all’azione del Governo Prodi. “Io non avrei firmato”, ha detto espressamente Berlusconi gelando i suoi interlocutori.

Il premier ritiene infatti che queste misure siano eccessivamente penalizzanti per le imprese europee, specie considerando che le aziende concorrenti nordamericane e asiatiche non avranno gli stessi problemi poiché i rispettivi Governi non hanno firmato il protocollo di Kyoto.

Intricato nodo del clima

In un periodo in cui l’argomento principale di ogni discussione politica è la finanza, sembrava che il problema dell’emergenza ambientale fosse stato accantonato chissà dove, come se dimenticato.

Che non fosse affatto così ci ha pensato negli ultimi giorni proprio il Governo italiano, scompaginando all’improvviso un equilibrio comunitario che sembrava raggiunto e gettando nel piatto una serie di problemi che mettono seriamente in crisi gli accordi raggiunti negli anni precedenti.

Riunione per discutere di investimenti in Italia

Per aiutare ad uscire dalla crisi le nostre imprese, il Ministro degli Esteri On. Frattini, ha organizzato una riunione per discutere di investimenti in Italia da parte dei fondi sovrani degli Emirati Arabi Uniti. Interlocutore sarà lo sceicco Bin Zayed, direttore di Adia, il fondo degli EAU appunto.