
Gli immigrati pagheranno le pensioni



Ne parliamo oggi poiché, nel corso dell’estate, sarebbero stati divulgati i dati di un’interessante ricerca condotta dalla Banca d’Italia, purtroppo passata sotto tono, che chiedeva, ad un considerevole campione di popolazione, se fosse disponibile a subire un discreto aumento della pressione fiscale.
La risposta, sorprendentemente, è stata, nella maggior parte dei casi, decisamente positiva.

Si può altresì sostenere, però, come, sebbene la disoccupazione sia un problema certamente non rappresenti il problema che, risolto, potrebbe far tornare a sorridere gli italiani.

Il problema, dunque, è reale e consolidato sebbene si possa dire, a nostro vantaggio, come la situazione sia rimasta invariata, a differenza di quanto avvenuto negli altri paesi europei, anche nel corso della Grande Crisi del post-crack Lehman.

Ciò che di clamoroso è accaduto ieri, ovviamente, non può considerarsi il fatto che il governo, disunito, sia stato battuto e nemmeno che sia stato battuto nell’approvazione di un documento certamente importante ma non fondamentale e considerato alla stregua di una pura formalità, di un atto dovuto.

Secondo l’eminente banchiere centrale, infatti, l’Europa dovrà adesso agire tempestivamente, senza perdere nemmeno un minuto di tempo per evitare che il contagio della crisi dei debiti, già trasmesso, sebbene ancora non se ne vedano gli effetti, ai paesi europei più importanti, non sconfini inesorabilmente andando a colpire gli Stati Uniti d’America e il Giappone, coinvolgendo l’intero globo in una crisi di dimensioni macroscopiche, forse peggiore di quella occorsa in seguito al crack Lehman del 2008, e dal quale sarebbe difficile risollevarsi.


Comunque, nell’attesa che la situazione si definisca nella maniera più precisa possibile, cerchiamo di fare ordine nella confusione previdenziale cercando di capire quando e con quale cifra si potrà andare in pensione.

Era inevitabile, si dirà e, probabilmente, si avrebbe ragione. Si perché dopo il declassamento di Standard&Poor’s, giunto a sorpresa a metà settembre, era ovvio e consequenziale che arrivassero anche i downgrade di Moody’s prima e di Fitch dopo.

Così si è espresso Mario Draghi nel corso del suo intervento, strategicamente intitolato “Giovani e crescita” al convegno dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà in corso di svolgimento a Spoleto per opera del pidiellino Maurizio Lupi.

