
Le numerose inchieste che hanno fatto tremare i vertici del Partito Democratico costituiscono per il fedelissimo di Gianfranco Fini un punto di svolta.


Molti collaboratori del Presidente del Consiglio sono infatti convinti che tale legge rischia di andare contro il principio di uguaglianza dettato dalla Carta fondamentale della Repubblica, e la bocciatura del lodo Alfano segnerebbe la ripresa a Milano del cosiddetto “processo Mills” e di quello sui diritti televisivi, entrambi a carico di Silvio Berlusconi e interrotti nei mesi scorsi. Senza contare, inoltre, il rischio dell’abrogazione in seguito al referendum promosso da Antonio Di Pietro.

Il federalismo fiscale sembra andare nella direzione giusta, ma ancora la situazione non appare molto chiara e nei prossimi mesi il governo di centro destra dovrà illustrare agli italiani il disegno di legge da approvare in parlamento. Parlamento che però non appare molto in sintonia, ma per garantire delle riforme è utile che tutti i gruppi parlamentari siano in stretta sintonia.

È peraltro da ricordare che la legislatura era comunque agli sgoccioli, e che la scadenza naturale del mandato di Soru sarebbe stata in primavera.

In un’intervista a “E-Polis”, il professore si toglie alcuni sassolini dalla scarpa, a danno soprattutto dei vertici del suo stesso partito.
Parisi contesta al suo segretario soprattutto la confusione sulla strada da seguire e la politica delle alleanze attuata da Veltroni, ma nel mirino c’è anche la recente decisione dello stesso Veltroni di sciogliere l’Assemblea Costituente del PD (i cui membri furono eletti circa un anno fa con le famose primarie) e di avocarne i poteri a favore di un ristretto organo interno composto da persone scelte direttamente dal segretario.

L’Agenzia, con sede a Milano e presieduta dal professor Renato Ugo, avrà il compito di valorizzare e facilitare la diffusione capillare fra le piccole e medie imprese delle nuove conoscenze, da concretizzare in brevetti e da applicare su scala nazionale e internazionale.

Se Bossi arriva a dire: “noi non abbiamo mai pensato al presidenzialismo”, Calderoli ribadisce che “l’unico –ismo che conosco è il federalismo”.
Emerge dunque il timore leghista che il progetto di una profonda modifica dell’assetto istituzionale del Paese potrebbe allontanare il traguardo della riforma federalista, data per imminente.

Il premier ha ribadito l’intenzione di avviare i lunghi lavori che porteranno al ritorno dell’energia nucleare (“ma se non si comincia non si arriva mai”) e ha informato che il Governo sta valutando la proposta tedesca di ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni, con riduzione di orario e di stipendio, per favorire l’occupazione.

Silvio Berlusconi ha dapprima parlato a braccio per circa quarantacinque minuti toccando i vari punti dell’azione politica del centrodestra, per poi rispondere alle numerose domande provenienti ai giornalisti presenti in sala, cui ha promesso un interessamento per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro, scaduto da ben quattro anni.

L’ex-sindaco di Roma giudica Silvio Berlusconi “inadeguato” a governare questo Paese: mentre infatti si sta abbattendo sull’Italia una profonda crisi “che cambierà la vita di centinaia di migliaia di italiani”, il premier ha preferito “ricevere a Palazzo Chigi le gemelle dell’Isola dei Famosi”, quasi come se fosse “un appuntamento istituzionale inderogabile”.

Il decreto “Milleproroghe” è ormai una tradizione di fine anno: ogni Governo, infatti, valuta a dicembre quali siano i provvedimenti il cui vigore è ormai di prossima scadenza e ne proroga l’efficacia per qualche mese o qualche anno.

“Quanta ipocrisia, quanta superficialità, quanta arroganza dai nostri soloni e soloncini di destra e sinistra!