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Lettera all’Europa in materia di pensionamento

Ci stiamo occupando, quest’oggi, della documento d’intenti grazie al quale il governo italiano avrebbe spiegato, all’Unione Europea, come intende muoversi pur di uscire, definitivamente, dalla crisi da debito sovrano, ottenere il pareggio di bilancio, così come previsto dal decreto legge 13 agosto 2011 n° 138, entro il 2013 e sanare, finalmente, il buco del debito pubblico italiano.

Lettera all’Europa in materia di licenziamenti

In questi ultimissimi giorni è stata presentata, dal governo italiano, una lettere d’intenti, rivolta all’intera Unione Europea, grazie alla quale rendere partecipi i Paesi membri della reale situazione di disagio vissuta dall’Italia, dei provvedimenti già adottati per la risoluzione dei più gravi problemi e per quelli che, dovessero rendersi necessari, saranno a breve presentati così da ottenere il plauso ed il sostegno dell’intera zona euro e, dunque, riceverne, ove servissero, anche aiuti finanziari che soprassiedano la speculazione in atto sul mercati mondiali, nel confronti del nostro Paese, a causa della continuo donwgrade cui è stato sottoposto nell’ultimo mese.

L’ITALIA HA PERSO LA FIDUCIA

Cause della crisi da debito sovrano

Quella che l’Europa e, più in generale, le economie Occidentali e in minima parte anche quelle Emergenti, stanno strenuamente affrontando si può a ben diritto definire quale una nuova crisi, una seconda crisi, una crisi consequenziale, successiva e, per certi versi, necessaria, di quella che, nel 2008, colpì l’intero globo a seguito della scomparsa nel nulla di Lehman Brothers (e di moltissimi miliardi di dollari).

Si tratterebbe, infatti, di una crisi da debito sovrano che, come si intuisce dal nome, è causata dall’incredibile indebitamento raggiunto dagli Stati nazionali.

POLITICA FISCALE

La bellezza di pagare le tasse

Molti italiani si dimenticano, a dire il vero molto spesso, non solo dell’importanza di pagare le tasse, bensì anche della bellezza di un tale atto di civiltà che non dovrebbe essere dovuto bensì esperito con gioia.

Ne parliamo oggi poiché, nel corso dell’estate, sarebbero stati divulgati i dati di un’interessante ricerca condotta dalla Banca d’Italia, purtroppo passata sotto tono, che chiedeva, ad un considerevole campione di popolazione, se fosse disponibile a subire un discreto aumento della pressione fiscale.

La risposta, sorprendentemente, è stata, nella maggior parte dei casi, decisamente positiva.

Sotto occupazione è il problema italiano

Si sostiene, ormai da lungo tempo e a gran voce da più parti, come il principale problema italiano, che inficia gli sforzi del governo per il risanamento delle finanze pubbliche, sia quello della disoccupazione.

Si può altresì sostenere, però, come, sebbene la disoccupazione sia un problema certamente non rappresenti il problema che, risolto, potrebbe far tornare a sorridere gli italiani.

5 MILIONI DI DISOCCUPATI IN ITALIA

Corte dei Conti boccia riforma fiscale

Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, avrebbe definitivamente bocciato, riferendo oggi sull’argomento presso la commissione Finanza della Camera dei Deputati, il ddl delega al governo per le riforme fiscali e previdenziali che, oltre ad essere impreciso nelle proprie definizioni, è stato giudicato irrealizzabile, poiché eccedente la copertura finanziaria attualmente disponibile, nonché sbagliato, nelle intenzioni date dal legislatore, poiché causerebbe ulteriori rallentamenti alla crescita economica, di cui l’Italia ha un disperato bisogno per il raggiungimento degli ambiziosi target fissati dalla manovra finanziaria 2011, o una vera e propria recessione.

Quando si andrà in pensione

Le riforme che, in queste ultime settimane, hanno interessato le pensioni, stanno preoccupando molti italiani che non sanno più capire quando e, soprattutto con quanto, andranno in pensione. Gli ultimi dati, approssimativi, parlano di età pensionabile spostata anche fino a 70 anni, per alcuni particolari casi e con un ammontare che, secondi alcuni, certo non ripaga di così tanti sforzi e tanta fatica.

Comunque, nell’attesa che la situazione si definisca nella maniera più precisa possibile, cerchiamo di fare ordine nella confusione previdenziale cercando di capire quando e con quale cifra si potrà andare in pensione.

L’Italia tagliata da Fitch

La notizia, in fin dei conti, non è delle più sconvolgenti sebbene, incassare 3 giudizi negativi su 3 nel giro di un mese, non faccia molto piacere.

Era inevitabile, si dirà e, probabilmente, si avrebbe ragione. Si perché dopo il declassamento di Standard&Poor’s, giunto a sorpresa a metà settembre, era ovvio e consequenziale che arrivassero anche i downgrade di Moody’s prima e di Fitch dopo.

MOODY’S HA DECLASSATO L’ITALIA

Uscire dalla crisi grazie ai giovani

“La prima preoccupazione dell’Italia è avviare riforme strutturali che rilancino lo sviluppo e permettano di uscire dalla stagnazione economica”.

Così si è espresso Mario Draghi nel corso del suo intervento, strategicamente intitolato “Giovani e crescita” al convegno dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà in corso di svolgimento a Spoleto per opera del pidiellino Maurizio Lupi.

MONTEZEMOLO INVOCA UN PIANO COMUNE PER LA CRESCITA

L’Italia ha perso la fiducia

Il tema caldo di questi giorni, che sta scuotendo le piazze, le strade i convegni e qualunque altro luogo nei quale si ritrovino politici ed economisti italiani, è sicuramente quello della grave situazione economico-finanziaria nella quale versa il Bel Paese, incapace, nonostante ne abbia i mezzi, di uscire da una crisi che, venissero accantonati i frazionamenti tipici della politica italiana, potrebbe essersi già risolta grazie all’adozione di misure efficaci, condivisibili e condivise dalla totalità delle istituzioni nonché della popolazione.

FITCH VEDE AL RIBASSO IL PIL ITALIANO

L’Unione Europea conferma il giudizio sull’Italia

Il serio programma di risanamento delle finanze, così è stato definito da più fronti,  il decreto legge 13 agosto 2011 n° 138, messo in piedi dal governo italiano per cercare di ottenere il pareggio di bilancio nel 2013, obiettivo dichiarato tutt’altro che ambizioso e facilmente realizzabile, non ha consentito al nostro Paese di non venir declassato prima da Standard&Poor’s e poi da Moody’s.

MOODY’S HA DECLASSATO L’ITALIA